CTI – Centro Territoriale per l’Inclusione
IL CENTRO TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE ( C.T.I.) CHE COS’È
Gli SPORTELLI SCUOLA per l’integrazione degli alunni stranieri (peculiarità della provincia bergamasca) e i CTRH, che in questi ultimi anni, con le loro specifiche azioni hanno offerto sostegno alle strategie di integrazione degli alunni con BES in relazione a problematiche di tipo didattico, organizzativo e formativo, oggi si evolvono nell’ottica della scuola inclusiva per generare una collaborazione più sinergica nei costituenti CTI, Centri Territoriali per l’Inclusione, e rappresentare la risposta più adeguata alle mutate necessità.
FINALITÀ
La scuola oggi deve formare persone che sappiano affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri e realizza la propria funzione pubblica quando si impegna e persegue il successo scolastico di tutti gli studenti, con particolare attenzione a tutte le forme di diversità, disabilità o svantaggio, quando riconosce e valorizza le differenze individuali, impedendo che si trasformino in diseguaglianze. La normativa più recente chiarisce che l’inclusività è ormai una caratteristica ineludibile della scuola che vuole rispondere adeguatamente al proprio mandato, espresso prioritariamente dalla nostra Carta Costituzionale. Ogni istituzione scolastica deve appropriarsi del concetto di inclusione, che si fonda sulla significatività della persona nel contesto scolastico per consentire il massimo sviluppo delle capacità, abilità e potenzialità di ciascuno. Ogni persona deve poter fruire di opportunità educative specificamente strutturate per incontrare i propri basilari bisogni di educazione. Questi bisogni comprendono i contenuti essenziali dell’apprendimento, gli strumenti della conoscenza, le
competenze, i valori, e lo sviluppo delle attitudini, cioè quanto richiesto ad un essere umano per sopravvivere, vivere e lavorare dignitosamente, partecipare allo sviluppo, migliorare la qualità della propria vita, prendere decisioni informate, continuare ad apprendere. (Dakar Framework for Action, Art.1) La scuola diviene inclusiva quando non si limita a utilizzare strategie di integrazione
degli alunni con BES, né a misure compensatorie di carattere speciale; al contrario, quando fa in modo che la diversità diventi il paradigma dell’identità stessa della scuola, e il pluralismo una ricchezza, un’occasione per aprire l’intero sistema a tutte le differenze (di provenienza, genere, livello sociale, storia personale e scolastica). In quest’ottica, il curricolo scolastico non può più essere inteso come una trasmissione standardizzata di conoscenze o un monolite di contenuti invariati, ma come ricerca flessibile e personalizzata della massima competenza possibile per ciascuno, partendo dalla situazione in cui si trova. L’inclusione deve rappresentare un sistema di valori, e non una serie di strategie, a beneficio di tutti, studenti, insegnanti, genitori e, più in generale, dei membri della comunità scolastica. L’insegnante che adotta un approccio inclusivo, mette in campo competenze che richiedono la lettura di dinamiche relazionali ed educative sempre più complesse, in classi multilivello, multiculturali e plurilingui; sa prendere decisioni organizzative ed effettuare pianificazioni didattiche adeguate che richiedono un aggiornamento continuo
a livello metodologico-didattico, organizzativo e normativo, oltre che competenze diversificate nell’abito della disabilità L.104, dei disturbi specifici dell’apprendimento L.170, nella didattica interculturale, nella didattica dell’italiano come L2, o più genericamente nei Bisogni Educativi Speciali (BES). L’insegnante inclusivo sa avvalersi sia di tecniche e modalità consolidate nel tempo che delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie che, se correttamente utilizzate, offrono grandi opportunità di insegnamento e apprendimento con pluralità di linguaggi.
Gli SPORTELLI SCUOLA per l’integrazione degli alunni stranieri (peculiarità della provincia bergamasca) e i CTRH, che in questi ultimi anni, con le loro specifiche azioni hanno offerto sostegno alle strategie di integrazione degli alunni con BES in relazione a problematiche di tipo didattico, organizzativo e formativo, oggi si evolvono nell’ottica della scuola inclusiva per generare una collaborazione più sinergica nei costituenti CTI, Centri Territoriali per l’Inclusione, e rappresentare la risposta più adeguata alle mutate necessità.
FINALITÀ
La scuola oggi deve formare persone che sappiano affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri e realizza la propria funzione pubblica quando si impegna e persegue il successo scolastico di tutti gli studenti, con particolare attenzione a tutte le forme di diversità, disabilità o svantaggio, quando riconosce e valorizza le differenze individuali, impedendo che si trasformino in diseguaglianze. La normativa più recente chiarisce che l’inclusività è ormai una caratteristica ineludibile della scuola che vuole rispondere adeguatamente al proprio mandato, espresso prioritariamente dalla nostra Carta Costituzionale. Ogni istituzione scolastica deve appropriarsi del concetto di inclusione, che si fonda sulla significatività della persona nel contesto scolastico per consentire il massimo sviluppo delle capacità, abilità e potenzialità di ciascuno. Ogni persona deve poter fruire di opportunità educative specificamente strutturate per incontrare i propri basilari bisogni di educazione. Questi bisogni comprendono i contenuti essenziali dell’apprendimento, gli strumenti della conoscenza, le
competenze, i valori, e lo sviluppo delle attitudini, cioè quanto richiesto ad un essere umano per sopravvivere, vivere e lavorare dignitosamente, partecipare allo sviluppo, migliorare la qualità della propria vita, prendere decisioni informate, continuare ad apprendere. (Dakar Framework for Action, Art.1) La scuola diviene inclusiva quando non si limita a utilizzare strategie di integrazione
degli alunni con BES, né a misure compensatorie di carattere speciale; al contrario, quando fa in modo che la diversità diventi il paradigma dell’identità stessa della scuola, e il pluralismo una ricchezza, un’occasione per aprire l’intero sistema a tutte le differenze (di provenienza, genere, livello sociale, storia personale e scolastica). In quest’ottica, il curricolo scolastico non può più essere inteso come una trasmissione standardizzata di conoscenze o un monolite di contenuti invariati, ma come ricerca flessibile e personalizzata della massima competenza possibile per ciascuno, partendo dalla situazione in cui si trova. L’inclusione deve rappresentare un sistema di valori, e non una serie di strategie, a beneficio di tutti, studenti, insegnanti, genitori e, più in generale, dei membri della comunità scolastica. L’insegnante che adotta un approccio inclusivo, mette in campo competenze che richiedono la lettura di dinamiche relazionali ed educative sempre più complesse, in classi multilivello, multiculturali e plurilingui; sa prendere decisioni organizzative ed effettuare pianificazioni didattiche adeguate che richiedono un aggiornamento continuo
a livello metodologico-didattico, organizzativo e normativo, oltre che competenze diversificate nell’abito della disabilità L.104, dei disturbi specifici dell’apprendimento L.170, nella didattica interculturale, nella didattica dell’italiano come L2, o più genericamente nei Bisogni Educativi Speciali (BES). L’insegnante inclusivo sa avvalersi sia di tecniche e modalità consolidate nel tempo che delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie che, se correttamente utilizzate, offrono grandi opportunità di insegnamento e apprendimento con pluralità di linguaggi.
DI COSA SI OCCUPA
Il CTI intende essere supporto al processo di integrazione attraverso:
– lo sviluppo professionale dei docenti offrendo sia consulenza didattica e metodologica sia iniziative di formazione
– la diffusione delle migliori pratiche sia monitorando i processi d’inclusione sia raccogliendo e diffondendo buone prassi
Il CTI intende essere supporto al processo di integrazione attraverso:
– lo sviluppo professionale dei docenti offrendo sia consulenza didattica e metodologica sia iniziative di formazione
– la diffusione delle migliori pratiche sia monitorando i processi d’inclusione sia raccogliendo e diffondendo buone prassi